Prigionieri dell’emergenza sanitaria ma non delle nostre paure
Insicuri sul futuro, ma non sulla nostra capacità di resilienza
Le sensazioni che raccolgo tra le persone che stanno vivendo nelle “retrovie” , chiuse nelle proprie abitazioni sono queste:
Quando sensazioni come quelle esposte ci prendono, diventiamo “una bambola rotta con gli occhi caduti dal di dentro” e reagiamo con:
A) Guardare in faccia le nostre paure, le nostre rabbie, per non sentirle indicibili, gigantesche e noi piccoli piccoli sotto i loro colpi: possiamo scrivere quello che ci tormenta, ci angustia, ci fa arrabbiare. Daremo voce, contenimento, capacità di reagire a noi stessi. Ascoltiamo le nostre emozioni, facciamole emergere, diamogli voce, penna, spazio. È l’unico modo possibile per non farci travolgere da esse.
La paura, guardata in faccia, diventa coraggio, mentre, al contrario, la paura evitata può trasformarsi in panico.
La rabbia, se canalizzata e fatta defluire, diventa controllabile e non ci provocherà alcun danno. Il dolore, se ascoltato ed espresso in appuntamenti quotidiani specifici, diventa più sopportabile e contenibile fino a quando riusciamo a trasformare le “nostre lacrime” in “perle” (proverbio indiano in Meringolo e altri, 2016)
Scrivere le sensazioni che ci invadono ci permette di RALLENTARE il processo di pensiero che può diventare inarrestabile e compulsivo, portandoci a ruminare, a dubbi ossessivi e schiacciandoci in un ingranaggio in cui noi stessi diventiamo i nostri principali nemici.
B) Evitare di parlare in continuazione del problema e di ricercare affannosamente notizie su esso in quanto si ottiene l’effetto contrario: non seda l’ansia, ma la trasforma in angoscia. Ci siamo arresi: sentiamo un peso sul petto che ci dà affanno, ci toglie il respiro.
C) Navigare a vista: correggiamo la rotta solo quando vediamo gli scogli, non scrutiamo il cielo e le terre in lontananza, ci riempiremmo solo di angoscia. Pensiamo a quello che potremmo fare quando ne saremo usciti. Andiamo oltre, immaginiamo come sarà il nostro futuro al di là di questa sciagura, quando potremo uscire dalla nostra casa e guarderemo oltre: cosa ci verrebbe voglia di fare? come ci potremmo organizzare? cosa ci vediamo fare e con chi? Con chi ci pensiamo vivere? Cosa e come potremo recuperare delle cose che abbiamo perso?
D) Riappropriarci di alcuni interessi e progetti lasciati nel cassetto: leggiamo quel libro mai aperto , sperimentiamo quella ricetta mai provata, miglioriamo quell’inglese tanto ostico su cui non ci esercitiamo mai , impariamo a suonare uno strumento che ci aveva sempre affascinato ..cogliamo non ciò che è utile ma ciò che attiva in noi sensazioni piacevoli. I piccoli gesti, le attività piacevoli, la ricerca del bello ci aiuteranno nell’arte di farci morbidi e ci alleneranno ad una sana resilienza, nonostante tutto.
Perché... “Non c’è notte che non segua al giorno “(SHAKESPEARE)
Bibliografia
Dottoressa Pierangela Bonardi
Psicologa Psicoterapeuta - Parma - Reggio Emilia
Dottoressa Pierangela Bonardi Parma - Reggio Emilia
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Dott.ssa Dott.ssa Pierangela Bonardi
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Emilia Romagna 0907 dal 08/06/1993
Iscritta all'Albo Psicoterapeuti Emilia Romagna (03/03/1995)
Laureata in Pedagogia e Psicologia, Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulente del Tribunale di Reggio Emilia
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