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L'ossessione

ossessione parma e reggio emilia

"Il dubbio è il trampolino di lancio del pensiero creativo, ma al tempo stesso è la molla del pensiero ossessivo"
Giorgio Nardone.

OSSESSIONI: LE PRIGIONI DELLA MENTE

Possiamo , in un certo momento della nostra vita , trovarci tutti inprigionati dentro la nostra mente se esasperiamo il suo funzionamento portando all'estremo i suoi processi logici che in tal caso diventeranno illogici e assurdi .

E cosi' , piano piano, giorno dopo giorno, si innesca nella mente un dubbio, una domanda che ossessivamente si ripete, producendo una risposta che a sua volta innesca un'ulteriore domanda , in un meccanismo senza fine .

Ho costruito un labirinto in cui mi sono perso e non riesco piu' a uscirne.

Ossessione dal latino "obsidere" vuol dire assediare una città o una fortezza .

Chi subisce le ossessioni si sente assediato da una forza che cerca di prendere il controllo di mente e corpo, facendolo pensare cio' che non vorrebbe pensare e facendogli compiere azioni che non vorrebbe compiere .

COSA SI TENTA DI FARE PER USCIRE DALLA PRIGIONE ?
DALL'OSSESSIONE ALLA COMPULSIONE

Inizialmente sento il bisogno di proteggermi da una fobia che mi assedia e cerco in tutti i modi di poterne avere il controllo.

Ma la protezione che mi creo mi imprigiona e consolida il mio disturbo nel tempo.

Ricorro allora a tre tentativi di risolvere il problema .

Evito le cose che spaventano: nell'immediato provo un sollievo dalla paura , ma subito dopo sento che la situazione che ho evitato mi appare ancor piu' spaventosa e temibile.

Chiedo rassicurazione e aiuto : questa strategia nell'immediato mi fa sentire protetto ma successivamente conferma la mia incapacità di risolvere in modo autonomo il problema.

Metto in atto una sequenza ritualizzata di azioni : spero di poter controllare cio' che temo , ma la mia speranza resta delusa. Le azioni diventano inevitabili e irrefrenabili , prendono il possesso su di me , tirano i fili di me stesso , diventato ormai un burattino senza possibilita' di disubbidire.

RITUALI : I FILI DI ME STESSO, BURATTINO E NON PIU' BURATTINAIO

PROPIZIATORI . Vorrei che quello che desidero si avverrasse , in modo magico , come se potessi influenzare l'andamento della realtà. Per esempio devo mettere ogni cosa al suo posto perchè se non è al suo posto potrebbe succedere qualcosa ai miei genitori. O anche aggrapparmi a qualche credenza fatalistica o superstiziosa.

PREVENTIVI. Devo fare molti controlli perchè tutto vada bene e non si corrano rischi e pericoli futuri .Per esempio devo controllare e ricontrollare dove ho messo le chiavi,se ho chiuso bene i rubinetti,se ho chiuso il gas etc. Devo disinfettarmi e disinfettare tutto l'ambiente intorno a me per rassicurarmi che non saro' contaminato e così via.

RIPARATORI. Devo intervenire su un evento temuto che si è già verificato:per esempio, devo lavarmi piu' volte le mani per evitare un contagio che potrei avere contratto.Posso farlo un determinato numero di volte oppure fino a quando ho la sensazione che siano pulite , facendo prevalere , nel primo caso, un mio bisogno razionale e nel secondo caso un mio bisogno magico.

COME USCIRNE?

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QUALI RISULTATI SI ATTENDONO DALLA TERAPIA?

QUALI PICCOLI DISORDINI SI POSSONO INTRODURRE PER MANTENERE UN ORDINE FLESSIBILE ?

Rompere il rapporto di influenza tra il rituale e l' evento su cui il rituale dovrebbe incidere, facendo collassare " il tarlo mentale" dal di dentro.Il soggetto viene guidato a cambiare le azioni che alimentano il suo disturbo sottraendogli potere fino a distruggerlo.

Il soggetto volontariamente diminuisce il controllo sulle varie aree della sua v ita scoprendo che gli effetti temuti non accadono.Le catene mentali piano piano cadono.

Indico alcune strategie percorribili che non esauriscono la complessità del panorama clinico, la varietà dei contesti e l'originalità delle sofferenze.

Corro piccoli rischi e verifico cosa succede.In altre parole smetto di battere le mani per un minuto e vedo se gli elefanti arrivano oppure no ... se li vedo in lontananza , ribatto subito le mani.

Disubbidisco alla mia ossessione , introducendo variazioni a quello che la mente mi impone di fare .Gradualmente scopro che l'evento che temevo si avverasse non si avvera e che anzi , le cose vanno meglio . La disobbedienza sara' progressiva fino ad arrivare alla disobbedienza totale.

Pospongo la mia ossessione per poi imparare a farne a meno. Alla richiesta della mia ossessione di eseguire determinate azioni io rispondo " lo faccio dopo 15 minuti".Gradualmente rimando l'esecuzione del rituale di mezz'ora , poi di un'ora e cosi' via.Comincio a sentire che dopo un'ora non è più indispensabile eseguirlo, fino a scoprire che posso farne a meno.

Ritualizzo il rituale per assiumerne il controllo: non evito di farlo , ma, al contrario , lo "faccio al meglio ", decidendo io i tempi e i modi , togliendo al rituale il potere per darlo a me . il disturbo collassa su se stesso e si autodistrugge .

Ripeto e pianifico il rituale compulsivo , mettendomi davanti alla scelta tra due possibilità : non eseguirlo piu' oppure ripeterlo un determinato numero di volte( 5,7, 10 , e via via aumentando)esasperandolo ed esasperandomi nel ripeterlo .

Chi mi sta leggendo , pero' , non potrebbe risolvere il suo problema semplicemente " eseguendo " quanto ho scritto .

Deve poter " sentire " la necessità e l'inevitabilità di farlo .

Come ?

Tramite una comunicazione suggestiva , evocativa , che " faccia sentire " la prigione in cui si è messo e percepire la sensazione che può liberarsene , gradualmente e piano piano, con piccoli e prudenti passi , provando prima a uscirne e poi a rientarvi , fino a starne del tutto fuori e a non contemplarla piu' nel suo progetto di vita.

E qui sta la competenza e l'esperienza del terapeuta e delle sue capacità di dialogo strategico .

Il terapeuta , nei confronti del paziente, sa stargli vicino e al tempo stesso lontano , lo guida e al contempo è guidato , in una danza che sa attivare le risorse senza sforzare, sottolineare le mancanze senza scoraggiare, suggerire nuove prospettive senza imporle, fino a condurlo ad accorgersi di essere lui l'artefice del suo problema e che quanto faceva per combattere il problema fosse proprio cio' che lo manteneva .

Gli occhi coi quali vede se stesso in relazione agli altri e al mondo cambiano e , cammin facendo, scopre che " il vero viaggio di scoperta non è vedere nuovi mondi ma cambiare occhi con i quali li si guarda " . ( Marcel Proust )


Spunti blibliografici

  • P. Watzlawick.Istruzioni per rendersi infelici. Feltrinelli
  • Nardone, Portelli. Cambiare per conoscere. Tea
  • Nardone. Ossessioni, compulsioni, manie. Ponte alle Grazie
  • Nardone, Salvini. Il dialogo strategico. Ponte alle grazie .
  • Nardone. Psicotrappole. Ponte alle Grazie.

Dottoressa Pierangela Bonardi
Psicologa Psicoterapeuta - Parma - Reggio Emilia

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Dottoressa Pierangela Bonardi Parma - Reggio Emilia

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Dott.ssa Dott.ssa Pierangela Bonardi
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Emilia Romagna 0907 dal 08/06/1993
Iscritta all'Albo Psicoterapeuti Emilia Romagna (03/03/1995)
Laureata in Pedagogia e Psicologia, Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulente del Tribunale di Reggio Emilia

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