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COVID-19: Prigionieri o liberi? VACCINO EMOTIVO CONTRO IL CORONAVIRUS

COVID-19: Prigionieri o liberi? VACCINO EMOTIVO CONTRO IL CORONAVIRUS

Prigionieri dell’emergenza sanitaria ma non delle nostre paure
Insicuri sul futuro, ma non sulla nostra capacità di resilienza
Le sensazioni che raccolgo tra  le persone  che stanno vivendo  nelle “retrovie” , chiuse nelle proprie abitazioni  sono queste:

  • SPAESAMENTO: Prima mi riconoscevo, avevo dei ruoli, avevo conferme, mi sentivo “qualcuno” capace di lavorare, di relazionarmi, di risolvere problemi …adesso ho perso questi ruoli che mi davano una identità e allora mi chiedo: che valore ha ora il mio  stare , che posto occupo nel mondo .. ho perso i posti che mi davano sicurezza e identità ... dov’è adesso il mio posto?
  • INEDIA: qualsiasi cosa faccio non è importante... se non posso fare niente non ho VOGLIA DI FARE niente, non mi organizzo, inizio una cosa, poi la interrompo, poi ne inizio un’altra, la interrompo e così via, senza concludere nulla… mi sembra di non stare vivendo, che i giorni si susseguono tutti uguali ...
  • VUOTO: mi sento solo un involucro con all’interno nulla…
  • IMPOTENZA: non posso più scegliere, ho perso la mia libertà di autodeterminarmi… questa attesa mi impedisce di fare, di reagire, di concentrarmi per capire...
  • SENSO DI COLPA: io sto bene fisicamente ma ... nonostante la mia fortuna, perdo energia, ho solo voglia di piangere e vedo tutto negativo.

 Quando sensazioni come quelle esposte ci prendono, diventiamo “una bambola rotta con gli occhi caduti dal di dentro” e reagiamo con:

  •  REAZIONI DI DIFESA: non possiamo sopportare questa situazione di sofferenza, di presagi di morte, di dolore continuo e atroce e così la neghiamo, cercando di convincerci che è invece un’opportunità di attivare altruismo, aiuto, bontà, generosità ...
  • REAZIONI DI ATTACCO: visto che siamo così buoni, ci deve essere da qualche parte un nemico, un cattivo che ha complottato contro di noi, per distruggere tutto il genere umano, contro il quale poter scatenare tutta la nostra rabbia repressa. Il nemico è invisibile, è dappertutto, il nemico è sconosciuto, non ho le armi adeguate a combatterlo.

PILLOLE DI RESILIENZA condensate per liberarci da queste catene

A) Guardare in faccia le nostre paure, le nostre rabbie, per non sentirle indicibili, gigantesche e noi piccoli piccoli sotto i loro colpi: possiamo scrivere quello che ci tormenta, ci angustia, ci fa arrabbiare. Daremo voce, contenimento, capacità di reagire a noi stessi.  Ascoltiamo le nostre emozioni, facciamole emergere, diamogli voce, penna, spazio. È l’unico modo possibile per non farci travolgere da esse.
La paura, guardata in faccia, diventa coraggio, mentre, al contrario, la paura evitata può trasformarsi in panico.
La rabbia, se canalizzata e fatta   defluire, diventa controllabile e non ci provocherà alcun danno.              Il dolore, se ascoltato ed espresso in appuntamenti quotidiani specifici, diventa più sopportabile e contenibile fino a quando riusciamo a trasformare le “nostre lacrime” in “perle” (proverbio indiano in Meringolo e altri, 2016)
Scrivere le sensazioni che ci invadono ci permette di RALLENTARE il processo di pensiero che può diventare inarrestabile e compulsivo, portandoci a ruminare, a dubbi ossessivi e schiacciandoci in un ingranaggio in cui noi stessi diventiamo i nostri principali nemici.

B) Evitare di parlare in continuazione del problema e di ricercare affannosamente notizie su esso in quanto si ottiene l’effetto contrario: non seda l’ansia, ma la trasforma in angoscia.  Ci siamo arresi: sentiamo un peso sul petto che ci dà affanno, ci toglie il respiro.  

C) Navigare a vista: correggiamo la rotta    solo quando vediamo gli   scogli, non scrutiamo il cielo e le terre in lontananza, ci riempiremmo solo di angoscia. Pensiamo a quello che potremmo fare quando ne saremo usciti.  Andiamo oltre, immaginiamo come sarà il nostro futuro al di là di questa sciagura, quando   potremo uscire dalla nostra casa e guarderemo oltre: cosa ci verrebbe voglia di fare? come ci potremmo organizzare? cosa ci vediamo fare e con chi? Con chi ci pensiamo vivere? Cosa e come potremo recuperare delle cose che abbiamo perso?

 

D) Riappropriarci di alcuni interessi e progetti lasciati nel cassetto: leggiamo quel libro mai aperto , sperimentiamo quella ricetta mai provata, miglioriamo quell’inglese tanto ostico  su cui non ci esercitiamo mai , impariamo a suonare uno strumento che ci aveva sempre affascinato ..cogliamo non ciò che è utile ma ciò che attiva in noi sensazioni piacevoli.  I piccoli gesti, le attività piacevoli, la ricerca del bello ci   aiuteranno nell’arte di farci morbidi e ci alleneranno ad una sana resilienza, nonostante tutto.

Perché... “Non c’è notte che non segua al giorno “(SHAKESPEARE)


Bibliografia

  • Meringolo, Chiodini. Che le lacrime diventino perle. Ponte alle Grazie, 2016
  • Bartoletti, Nardone. La paura delle malattie. Ponte alle Grazie, 2018
  • Nardone. Emozioni: istruzioni per l’uso. Ponte alle Grazie, 2019

Dottoressa Pierangela Bonardi
Psicologa Psicoterapeuta - Parma - Reggio Emilia

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  • Management nelle organizzazioni
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  • Attacchi di panico
  • Disturbo post-traumatico da stress
  • Ansia generalizzata
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Dottoressa Pierangela Bonardi Parma - Reggio Emilia

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Dott.ssa Dott.ssa Pierangela Bonardi
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Emilia Romagna 0907 dal 08/06/1993
Iscritta all'Albo Psicoterapeuti Emilia Romagna (03/03/1995)
Laureata in Pedagogia e Psicologia, Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulente del Tribunale di Reggio Emilia

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