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La depressione : uno sbadiglio dell’anima

Il caso di Carlo

Carlo si presenta nel mio studio con l’aria incerta e smarrita : ha un passo incerto e uno sguardo interrogativo.

 Il suo sguardo parla : si sente un naufrago, ha perso la zattera , piu’ nuota e piu’ la riva del mare si allontana..

“ Sono in mezzo al mare , vedo la riva ma non riesco a raggiungerla, basterebbe qualche bracciata ma non ne ho la forza..”, mi dice.

Mi  racconta che  attualmente  è bloccato , ha le gambe rigide, non va avanti . “Come una marionetta con gli occhi  caduti dal di dentro” guarda solo   i suoi piedi e si ritira dal mondo. E’ Solo . Smarrito. Chi e cosa lo ha abbandonato?

La sua voglia di vivere lo ha abbandonato:anche con la ragazza non si vede  piu’, perché hanno deciso di fare una pausa.

Le  tentate soluzioni che mette in atto sono:
rinunciare : si sente  inadeguato, ha paura di rischiare, non accetta di perdere.
evitare :  fugge da ciò che gli fa piu’ paura e in questo modo si mette in una trappola: quello che evita diventa ogni volta sempre piu’ pauroso  come diretta conseguenza della sua fuga !
lamentarsi : si lamentava molto spesso con la sua compagna , chiedendole aiuto e consiglio . Altra trappola : nessuno , al suo posto, puo’ affrontare i suoi problemi e superare le sue paure.

E’ tormentato dal passato , in un garbuglio di rimpianti per quello che poteva fare e non ha fatto e di rimorsi, per quello che ha fatto ed era meglio non lo avesse fatto .   Per  non lasciare la propria madre da sola dopo l’abbandono del padre  aveva rinunciato a spostarsi e ai suoi piu’ grandi desideri :  arruolarsi  in Marina , terminare la facoltà di farmacia.

Tutti pezzi di se stesso che crollano ai suoi piedi . Quante occasioni perse!

Con quali e quanti  fili d’oro potranno essere ricomposti? Quale kinsugi sarà possibile?

Ridefinisco con l’aiuto del poeta Pessoa la sua condizione :” tutti noi ci portiamo addosso le ferite delle battaglie evitate”

  La mia prima indicazione  è la seguente: “ scrivi  lo splendore  dei tuoi  disastri , come se fosse un romanzo...Immaginati  di stare  seduto in mezzo alle macerie della tua vita  e , come se fosse una casa piena di crepe e  a rischio di crollo  , guarda , contempla e descrivi  tutti gli errori  e i fallimenti fatti, partendo da quelli attuali e andando a ritroso, evoca e rivivi  tutte le emozioni che questa tua esplorazione attiva ..”

Carlo collabora , si entusiasma . Scrive, scrive e ancora scrive.

Passa attraverso il suo tormento , i “ tiri incrociati” dei suoi disastri. Si tuffa  con coraggio nel suo abisso, rivive il dolore della madre , l’abbandono  del padre proprio quando era adolescente,  provocandogli tante paure e incertezze..

Piano piano le emozioni  emergono, chiare e forti , per poi canalizzarsi dentro al loro tempo , senza invadere piu’ il presente  e corrodere il futuro . 

Le  sensazioni  di cupezza, smarrimento e oppressione  continuano però  a inseguirlo.

A questo punto decido di far saturare questa sensazione , ingrandendola dall’interno e facendola esplodere su se stessa.

” Possiamo raddrizzare questa tua  pianta storta solo storcendola di piu”’gli  dico e gli  propongo :” ogni mattina immagina tutti i modi possibili di fare e di pensare per peggiorare la tua condizione ,  per distruggerti con le tue stesse mani. Ovviamente non devi mettere in pratica i tuoi proponimenti , ma solo immaginarli , piu’ cupi e angosciosi che mai, tutte le mattine !”

L’esercizio ha un effetto dirompente :  Carlo vuole migliorare , non peggiorare , sente avversione verso tutto quello che potrebbe fare per peggiorare ..

Lo sento piu’ stabile sulle sue gambe , sento che vuole camminare  , muoversi,ma  per andare dove ?

Mi focalizzo sulla soluzione del problema  e gli chiedo di immaginare  in quale lo scenario di vita    vorrebbe stare , a fare cosa , a stare con chi, se i suoi problemi per i quali  è venuto da me si fossero già risolti..

Gli propongo di farsi una fantasia tutte  le mattine , pregustando  lo scenario , arricchendolo di dettagli..

E  la marionetta, come era all’inizio,  si alza , guarda fuori, si toglie i fili…

Gli chiedo poi, dopo un certo tempo, di rendere concreta la sua fantasia, trasformandola in un piano di azione : “ogni giorno individua l’azione piu’ fattibile e  mettila in  pratica” .

Carlo  migliora   ,  progetta  di riprendere farmacia, per poter  diventare il farmacista di un piccolo paese , punto di riferimento per tutti coloro che possono averne bisogno  e non un  businnes.

Sono trascorse nove sedute  , alla decima  mi racconta  che ha ripreso  diversi  hobbies  lasciati da tempo , ha recuperato legami sociali interrotti.

E’ soddisfatto  di se stesso , ha voglia  di fare, di misurarsi , di sperimentarsi.

E allora gli chiedo:
“Se tu  volessi tornare indietro e rovinare tutto il lavoro che hai fatto, cosa faresti? “
“Tornerei a dare la colpa agli altri , tornerei a evitare le cose per paura di  non farcela , farei la vittima , starei quatto quatto nella mia zona di confort ..”risponde di getto.
Mi saluta con gli occhi che brillano e mi dice : vivere è come stare su un piano inclinato,  se stai  fermo  vai indietro e cadi giu’..

Dottoressa Pierangela Bonardi
Psicologa Psicoterapeuta - Parma - Reggio Emilia

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Dottoressa Pierangela Bonardi Parma - Reggio Emilia

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Dott.ssa Dott.ssa Pierangela Bonardi
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Emilia Romagna 0907 dal 08/06/1993
Iscritta all'Albo Psicoterapeuti Emilia Romagna (03/03/1995)
Laureata in Pedagogia e Psicologia, Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulente del Tribunale di Reggio Emilia

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